Professionisti quali contributori al miglioramento del Sistema-Paese.
Di seguito l'articolo del dott. Gian Marco Boccanera apparso sul numero di giugno della rivista Urfi sul miglioramento collettivo e i professionisti chiamati a dare il loro apporto al Sistema-Paese.
Sarà capitato a chiunque di noi, pur assorbito dalla frenesia della vita quotidiana densa com'è di appuntamenti, obiettivi e performance da rispettare, di fermarsi talvolta a riflettere su cosa fare per migliorare il funzionamento dell’esperienza di vita da cittadino in Italia, cioè il Sistema-Paese. Me lo sono chiesto molte volte, e qualcuna di esse mi ha dato un feedback di ritorno, che qui vorrei ora condividere con Voi.
È ormai acclarata la circostanza che la Crisi sia strutturale e non congiunturale, nonostante alcune pervicaci negazioni che sono state fino all'ultimo portate avanti, pur dinanzi all'evidenza dei fatti. Significa che è entrato in crisi non un momento dipendente dal trend fisiologico del ciclo economico che alterna a fasi di elevata crescita, fasi di minor crescita, ma è andato in crisi un Sistema complesso, di base, strutturale appunto.
Ovvero che non basta attendere che “passi la nottata'' per risvegliarsi con un nuovo luminoso giorno, come tutte le altre crisi che dal dopoguerra ad oggi si sono a noi rivelate, e con cui siamo stati abituati a confrontarci. Qui è entrato in crisi un Sistema, che non è solo di tipo economico, ma di tipo sociale, di tipo politico, e direi anche di tipo finalistico ed esistenziale.
Alcune caratteristiche fondanti del "fare impresa" in tutto il mondo hanno dimostrato tutto il loro limite, in paragone ai destinatari della effettiva distribuzione del valore aggiunto prodotto, e al consumo di beni collettivi, quali: ambiente, aria, acqua, risorse naturali, conoscenza, progresso. Come può mantenersi in equilibrio e soprattutto come può essere alla lunga sostenibile un Sistema che fondi la sua essenza sulla crescita continua e inarrestabile, quando le risorse naturali per produrla sono loro stesse limitate e non infinite?
È una contraddizione in termini. Soprattutto come può mantenersi in equilibrio un Sistema che per produrre valore aggiunto privato, sottrae valore aggiunto collettivo, nella misura in cui l'aumento del primo è assai minore dell'ampia diminuzione del secondo? Alla lunga questa impostazione di sistema non può reggere, semplicemente perché è inefficiente.
E finora è stata possibile anche perché il valore collettivo non possiede efficaci e universali forme di misurazione come il valore privato. Ecco quindi che gli uomini più sensibili e attenti ai segnali di rischio implosione iniziano a ragionare su cosa fare per affrontare il problema per tempo con modalità strategiche non-convenzionali.
Per cui desidero focalizzare l'attenzione all'aspetto della questione che può essere affrontato con il contributo della grande e preziosa esperienza delle Professioni italiane; restringendo in campo di analisi all'Italia. Le nostre Professioni fanno parte del Sistema-Paese; vi sono pienamente integrate e ne conoscono a fondo pregi e difetti e traggono da questo la loro stessa ontologica ragione di esistenza e di consistenza. La Storia d'Italia ci riporta alle Corporazioni delle arti e professioni che grande lustro hanno dato nei secoli all'inventiva e alla capacita del nostro Paese di eccellere in molti ambiti della cultura e del sapere. E di fornire personaggi che sono entrati nella Storia dell'umanità per il progresso che hanno saputo esprimere. Questo ingente patrimonio di conoscenza nazionale deve essere ora mantenuto e riorientato. Mantenuto perché gli effetti in progressione geometrica della crisi stanno colpendo pesantemente non solo il mondo produttivo delle imprese; ma stanno falcidiando anche il mondo intellettuale delle professioni, sicché occorre preservare e mantenere il sapere tecnico sinora accumulato, per poterlo poi trasferire alle generazioni successive. Sarebbe un danno collettivo disperdere il sapere tecnico, assistendo inermi alla chiusura e cessazione di Studi e realtà professionali, solo perché non in grado di adattarsi ai cambiamenti.
Riorientato perché le professioni ora hanno un’ottima opportunità di accreditamento sociale del loro essere e del loro continuare ad esistete, nella misura in cui sapranno ritagliarsi un ruolo nello svolgere quelle attività che tendono ad accrescere il valore provato, senza far diminuire quello collettivo, ma anzi facendo aumentare il valore aggiunto collettivo più di quello privato. Non potrà più essere aprioristicamente considerato l'effetto di un'attività professionale sui valori collettivi, pensando di fare unica valutazione su quelli privati.
Le professioni, poi, hanno una forte e radicata presenza sul territorio, e questo fa di esse un ottimo trait-d’union con la cittadinanza, per veicolare serie ipotesi di miglioramento. Il miglioramento del Sistema Paese passa per il miglioramento dei cittadini che ne fanno parte, e la presenza capillare sul territorio delle professioni e l'ampiezza del sapere tecnico di cui sono espressione è uno strumento fenomenale per far passare il nuovo meme. L'impronta sociale (Social FootPrint) dell’agire delle Libere Professioni potrà diventare il principale elemento caratterizzante di un nuovo quanto necessario meme di effettivo cambiamento a tutti i livelli del SistemaPaese italiano. Avulso da reminiscenze gattopardesche per le quali il cambiamento sia finalizzato acchè nulla cambi. E lontano dal borbonico “facite ammuina” per il quale sia sufficiente dare l'idea di attivismo senza niente sotto, ma con il convinto agire sui valori condivisi in cui le Professioni possono riconoscersi e farsi interpreti, ciascuna nella sua specificità e nel suo sapere tecnico.
La crisi porta in sè movimento e grandi cambiamenti, che possono essere acquisiti a fatti propri dal mondo delle Professioni, forte di oltre 2 milioni di appartenenti con un elevato livello di cultura. Le Professioni hanno ora una gigantesca opportunità nella rivalutazione agli occhi dell’Opinione Pubblica delle loro funzioni “necessarie” e della loro elevata spendibilità sociale, nella misura in cui riescano a creare le condizioni per migliorare il SistemaPaese, sì da renderlo effettivamente un mondo italiano al quale le persone desiderano appartenere.