Il Pensatoio Think Tank
PROFESSIONI & GENIALITALIA
PROFESSIONI & GENIALITALIA
Abbiamo tirato tutti un liberatorio sospiro di sollievo lunedì mattina 10 maggio scorso, quando abbiamo appreso che da Bruxelles è stato varato un piano di aiuti di 750 miliardi di euro a garanzia della solvibilità della Grecia e di altri paesi della nostra Europa-zone. La dialettica tra il rigorismo e l'aiuto in extremis ha fatto prevalere quest'ultimo. Nella considerazione della scelta del male minore e con una dimensione intimamente interessata; tale da essere riecheggiata dal fresco ricordo della sorte toccata alla Banca Lehman Brothers, abbandonata a sè stessa e inaspettatamente lasciata al suo destino. Che ha intrecciato tutte le successive conseguenze sull'economia e sulla finanza, in domino perfetto .
Provo un senso di soddisfazione a far parte della "community" che ha proposto ed attuato un così importante atto di sostegno e di fiducia a favore di un membro dell' Unione in difficoltà, al quale peraltro sono vicino da sensi di profonda gratitudine per personali vicende. Questo da una parte. Dall'altra mi sorge atroce un dubbio di sostenibilità dell' intero impianto di aiuto a medio termine, e del prezzo che sarà richiesto ai contribuenti europei, tra i quali noi italiani. Il prezzo sarà alto, anzi altissimo e sarà pagato in "moneta sociale" , ovvero con rinunce di welfare che toccheranno a tutti.
Il meccanismo sembra funzionare. Le banche sull'orlo del collasso, troppo grandi per fallire, fanno intervenire i governi , collettivizzando le perdite , e continuando ad assumere rischi ulteriori al rialzo. I governi fanno intervenire gli Stati quali garanti di ultima istanza , attraverso emissione di "bond" pubblici in sostituzione di quelli tossici, o invendibili. Gli Stati in difficoltà fanno intervenire l' Unione Europea, quale garante a sua volta dell'indebitamento dei primi, acquisendone titoli pubblici , sui quali riversano la garanzia più ampia dell' Unione intera , frazionandola poi tra i rispettivi Paesi in splitting di garanzie. Sì, ma fino a che punto? Fino a che punto siamo disposti ad arrivare? Ad un certo punto , non mutando nè le cause nè gli attori che hanno dato luogo a questi perversi effetti , ci sarà bisogno di un Ente superiore che garantisca a sua volta l' Unione Europea, pena il collasso del sistema. Una sana rilessione sul tema è dovuta . Ed è dovuta PRIMA che la situazione si complichi avviandosi pericolosamente sulla strada dell'irreparabile. Questa crisi che stiamo vivendo non è come le altre che l'hanno preceduta, ma molto più grave, pervasiva, durevole e devastante. E non ha ancora pienamente spiegato effetti. L'onda lunga deve ancora arrivare e bisogna fare qualcosa per far trovare, almeno qualcuno, consapevolmente pronto ad affrontarne la dirompente portata.
Il tempo per cambiare è arrivato: cambiare ottica di visione, cambiare abitudini e costumi, cambiare aspettative sul modo di vivere la vita, riappropriandoci della essenza intima e non solo della forma esteriore. Forse è opportuno anche arrivare a ripensare il capitalismo, reinterpretandolo in chiave innovativa, sostenibile ed equitativa . Non siamo nati solo per consumare al fine di possedere, pensando di trarne effimera quanto sfuggente soddisfazione. Non esiste solo la materialità del corpo, ma anche la spiritualità e la conoscenza della mente , che ugualmente al corpo deve alimentarsi e così crescere sana e trasmettere alle altre menti che verranno il proprio patrimonio di pensiero. Migliorare la conoscenza è comprendere per sopra-vivere, ovvero per vivere-meglio.
Per vivere meglio e al (possibile) riparo dagli scossoni della crisi attuale e da tutte le altre che la seguiranno per successiva talea. Un interessante spunto di meditazione mi è stato fornito da Jacques Attali , illuminato economista e giornalista francese, quando sostiene che i governi stanno basando le proprie strategie di contenimento della crisi nel far pagare ai contribuenti di dopodomani gli errori dei banchieri di ieri, e i bonus dei banchieri di oggi. Fino a che punto possiamo spingerci in avanti con un tale azzardo morale, senza mettere mano alla base delle cose? Quousque tandem Catilina abutere patientia nostra? Non sarà facile spiegare al ceto sociale medio e a quello di base che , ad un certo punto , saranno finiti gli aiuti a sostegno del reddito , oltre ad essere finito pure il reddito, mentre dovranno contemporaneamente essere soddisfatti gli impegni internazionali che drenano sempre più liquidità e garanzie di Stato . E il reddito disponibile diminuisce sempre di più, mentre si intacca il patrimonio e il risparmio, già pesantemente falcidiato da abusi, truffe, rapine e malversazioni di ogni genere.
Karl POPPER sosteneva che " l'intelligenza è utile per la sopravvivenza se ci permette di estinguere una cattiva idea, prima che la cattiva idea estingua noi".
Qualcuno allora potrà iniziare a pensare di cercare il colpevole , e potrà subire il malevolo influsso di strumentalizzazioni da "caccia all'untore" di manzoniana memoria. Il rischio c'è . E gli appelli continui delle Istituzioni in tal senso lo lasciano intendere con chiarezza. Questo rischio deve necessariamente essere contenuto e minimizzato. Ciascuno deve fare la sua parte. Ed è strategico l'apporto del SAPERE delle PROFESSIONI . In un epoca dove è messa in discussione l'essenza stessa del turbocapitalismo, il PENSARE deve riguadagnare posizioni perdute sul PRODURRE. Perchè attraverso il pensiero creativo e innovativo si possono creare condizioni di nuovo sviluppo, semplicemente MIGLIORANDO QUELLO CHE GIA' C'E' e RISCOPRENDO alternative al P.I.L.. Come? INNOVANDO. Si possono trovare fonti e filoni di nuove attività , di innegabile portata collettiva, che attraverso il mondo delle professioni , uniscono e non dividono i ceti sociali, sempre più distaccati gli uni dagli altri. Le professioni, unitamente alla ricerca dell'innovazione e alla riscoperta della creatività di cui sono o dovranno ancora di più essere portatrici , possono essere un buon BALUARDO a sostegno della traballante coesione sociale.
Penso all' avvio di una pervasiva COSCIENZA COLLETTIVA che spinga per com-prendere e non per separare. Penso all'avvio di un rinnovato SPIRITO DEL TEMPO che alimenti il pax-appeal , primo tra tutti nella Conciliazione appannaggio di TUTTI i PROFESSIONISTI a favore di TUTTI I CITTADINI. Che si spera POSSA e DEBBA diventare appannaggio di TUTTI i professionisti, ad esempio con la CONCILIAZIONE FACILITATA. Penso poi all 'approccio MULTIDISCIPLINARE dei Professionisti , utile per ridurre i colli di bottiglia e a migliorare procedure , protocolli ed opere nella P.A. Ma poi anche all'avvio della vera cura della polis (= Politica o politeia) , alla cura di ciò che è pubblico (repubblica o res publica) , alla riscoperta dell' impagabile piacere di lavorare contribuendo alla soddisfazione di qualcuno più che alla fabbricazione di qualcosa.
Le PROFESSIONI , a mio modo di vedere, devono diffondere il MEME di questa coscienza collettiva, ovvero devono operare, prima sforzandosi di farlo e poi automaticamente ed inconsapevolmente, a replicare di mente in mente questo atteggiamento come unità di informazione culturale. Il meme quale entità informativa che si autoreplica , divenendo "opinione pubblica", si autopropaga e si diffonde entrando a far parte stabilmente nella rinnovata cultura della nazione. Il meme è un'idea, un valore, un'abilità , oppure qualsiasi altra cosa sia in grado di essere imparata e divulgata agli altri come unità. Il meme è per il trasferimento dell'informazione , la stessa cosa che il gene è per la genetica. Il meme, allora, come il gene può essere destinato a grandi cose: ad esempio a trasmettere "in termini virali" , ovvero assolutamente pervasivi e pandemici , qualsiasi unità di INFORMAZIONE e di LINGUAGGIO e di CONCETTO che passa di mente in mente , da uomo a uomo, consapevolmente o inconsapevolmente.
La diffusione della percezione ADESSO del gigantesco ruolo delle PROFESSIONI nella tenuta degli interessi economici , sociali e nazionali a difesa dalla crisi attuale e a difesa da quelle che seguiranno , è assimilabile ad un MEME evolutivo della nostra appartenenza collettiva ad un Paese -riconosciuto dal mondo intero- come culla millenaria del sapere e della cultura .
Gian Marco Boccanera